[Recensione] The Game – Lucia Vaccarino & Davide Morosinotto

Ciao a tutti! 🙂 La recensione di oggi riguarda un libro che ho scoperto un po’ per caso, ma che dopo aver letto la presentazione ho deciso senza ulteriori indugi di comprare. Ve la lascio che vale più di mille parole:

“Questo romanzo è nato da Ce l’hai una storia?, un contest per ragazzi e ragazze sotto i 18 anni per selezionare la migliore idea narrativa per un libro.
Una giuria di esperti ha scelto tra più di duecento l’idea di Francesca Carbotti: «L’atmosfera di paura e angoscia alla Stephen King, il senso di controllo tecnologico (così attuale e così orwelliano) della voce che parla nella testa dei personaggi, il preludio a un atto di coraggio e ribellione alla Hunger Games da parte dei due protagonisti, l’enigmatico “gioco” che allude a manipolazioni da Truman Show. […] Pensiamo che, anche per un autore, ci voglia molto coraggio a raccontare le paure della propria generazione.»”

Insomma non è accattivante? Il libro si intitola The Game di Lucia Vaccarino e Davide Morosinotto, ma vediamo ora la storia nel dettaglio 🙂

Titolo: The game

Autore: Lucia Vaccarino & Davide Morosinotto

Editore: Mondadori

Genere: Paranormal suspense – YA

Anno di uscita: 2018

Link d’acquisto: 

TRAMA

Cece ha tredici anni e nessuna voglia di andare a vivere con la madre, che non vede da un sacco di tempo e che per lei è praticamente un’estranea. Ma suo padre deve trasferirsi in America per lavoro e così lei si ritrova catapultata in un piccolo paese, dove i suoi compagni di scuola si conoscono fin dall’asilo, tutti sanno tutto di tutti e non c’è molto da fare per salvarsi dalla noia. Ma la tranquillità è solo apparente. Cece nota infatti che a scuola accadono cose strane, scherzi di cattivo gusto che sconfinano nella violenza, atti insensati di cui non si conosce l’autore… E comincia a sentir parlare di un terribile gioco, in cui i suoi compagni sono coinvolti e a cui finirà per dover obbedire anche lei. Un gioco mosso dalla vendetta, dominato dal terrore. Dove l’unico modo per vincere è avere il coraggio di cambiare le regole.

RECENSIONE

The game è la storia di Cece, una ragazzina che ha sempre vissuto con il padre, da quando la madre problematica li ha abbandonati. Quando però questi riesce a trovare il lavoro dei suoi sogni in America, riporta la figlia alla madre, una madre fredda, distante, che non la vuole. E questo non fa che far chiudere a riccio Cece che, disperata per il trasferimento in un paesino sperduto in mezzo al nulla, cerca in tutti i modi di costruirsi una sua indipendenza, lontana da quella figura materna sulla quale non ha mai potuto contare; ma nonostante i suoi atteggiamenti spesso sembrino più quelli di una ventenne che di una bambina delle scuole medie, si vede che tutto quello che vorrebbe è solo essere amata dai suoi genitori, che sembrano trattarla più che come una figlia, come un pacco postale da spedire di qua e di là a seconda dei loro comodi.

Ben presto però Cece si accorge che cose strane succedono nel paese e soprattutto a scuola: tutto parte da piccoli scherzi, atti di bullismo che poi si trasformano piano piano in qualcosa di sempre peggiore. E sembra che tutti sappiano cosa sta accadendo meno che lei. Ma Cece è solo una ragazzina come tante, la nuova arrivata, molto ostinata e razionale, ma in cerca di approvazione e non particolarmente impavida, soprattutto all’inizio, quando di fronte alle ingiustizie non trova il coraggio di intervenire, facendosi coinvolgere dai pregiudizi, fino ad arrivare a chiedersi se le vittime del bullismo non abbiano effettivamente fatto qualcosa per meritarsi un simile trattamento.

“Non che avesse paura di Annabelle. Paura di cosa, poi? Ma non voleva che qualcuno in classe si facesse un’idea sbagliata. Lei era davvero l’ultima arrivata, e intanto voleva solo guardarsi intorno. Capire di chi poteva fidarsi. Capire perché dappertutto si respirava quell’aria asfissiante, quasi angosciante, con Nicole rasata a zero che piangeva silenziosamente all’ultimo banco, e nessuno che dicesse niente per consolarla.”

Voto:4-stelle

Consigliato: SI

“È nei piccoli paesi che si nasconde l’orrore.”

The game racconta di un gioco crudele e vendicativo al quale i ragazzi si trovano costretti a partecipare, senza potersi tirare indietro a causa delle punizioni in cui andrebbero ad incorrere. Ma giocare non rende immuni dalle conseguenze: il romanzo esplora i danni fisici e psicologici delle vittime, ma anche degli stessi giocatori, che vivono nell’ansia della chiamata successiva e che non riescono a uscire da un circolo di violenza che li porta a convivere con i danni che provocano negli altri. Nessuno è al sicuro dal gioco, né i giocatori né le ignare vittime: non c’è modo di sapere le regole, non si sceglie di giocare, ma una volta udito il Sussurro e ricevuto il marchio si è destinati a non poter più fuggire.

E in questo clima di costante tensione e terrore è inquietante vedere la reazione dell’uomo che, anziché farsi forza e collaborare per trovare una soluzione e cercare il vero colpevole, cerca insistentemente di salvare la propria pelle, buttandosi su un capro espiatorio, qualcuno su cui accanirsi e far ricadere la colpa del proprio destino, qualcuno che non faccia parte di “quelli giusti”, qualcuno debole, incapace di difendersi.

“«Non me ne frega niente di quello che potrebbe fare» ringhiò Annabelle. «Io la voglio morta.»
«Ascoltate…»
«Io la voglio morta.»
«Morta» ripeté un ragazzino.
«Morta!» rispose un altro.
E quella parola cominciò a diffondersi, dall’uno all’altro, come una malattia.”

Lo stile è molto coinvolgente con una narrazione estremamente rapida, che procede per episodi, a piccoli flash diciamo, senza dilungarsi su quello che sta in mezzo, ma concentrandosi prevalentemente sul gioco e sui suoi risvolti. Ho trovato questo espediente davvero efficace, capace di mantenere l’attenzione del lettore sempre attiva, con un ritmo veloce ed incalzante fino alla fine, senza momenti morti. Senza contare che l’alone di mistero che circonda il gioco e le sue modalità è davvero fitto e infonde al lettore un senso di impotenza molto forte.

Per quanto riguarda il finale, forse è l’unica parte che non mi ha soddisfatta a pieno. Il colpo di scena era abbastanza intuibile (mi ero già fatta un’idea di chi fosse il burattinaio che tirava i fili del gioco), ma mi sarei aspettata una spiegazione più scientifica e meno paranormale nonostante tutto. Inoltre mi è parsa quasi troppo buonista e sicuramente troppo affrettata e poco sviluppata.

In ogni caso The game rimane un romanzo breve davvero interessante da leggere, più come studio e riflessione del comportamento umano di fronte a bullismo e ingiustizie, che come storia in sé, che comunque cattura e si fa leggere davvero in poco tempo.

“Chiacchieravano in gruppetti, qualcuno osava fumare una sigaretta, ridacchiavano. Sembravano quello che in fondo erano: ragazzi qualunque, in una qualunque giornata di scuola, poco prima dell’inizio delle lezioni.”


Che ne pensate? Lo avete già letto? Lo conoscevate? Ditemi tutto 🙂nessie

 



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